Tabboz Simulator: il gioco che ha reso epico il tamarro anni ’90

Se siete cresciuti a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000, sapete bene che l’epoca non era fatta solo di Pokémon, MSN e suonerie polifoniche. C’era anche un’altra grande realtà: il tamarro. O lo zarro. O il coatto, a seconda di dove vivevate. Un fenomeno sociale che ha trovato la sua massima espressione in “Tabboz Simulator”, un gioco che oggi possiamo definire un piccolo capolavoro trash, ma che all’epoca era una specie di rito di passaggio per ogni PCista italiano.

Un Tamagotchi… ma in versione truzzo

“Tabboz Simulator” nasce nel 1997 dalla mente di tre liceali milanesi: Andrea Bonomi, Emanuele Caccialanza e Daniele Gazzarri. Il concetto? Prendere il gameplay del Tamagotchi, che in quegli anni spopolava nei corridoi scolastici, e trasformarlo in una parodia della vita dello zarro medio. Il risultato è un’avventura gestionale assurda e geniale, dove l’obiettivo è uno solo: diventare il massimo esponente della figaggine di quartiere.

Nel gioco si gestisce la vita del tabboz attraverso decisioni chiave: vestirsi nel modo giusto, uscire con la “compa”, trovare una “tipa ganza”, lavorare (o fare finta di farlo) e, soprattutto, aumentare la propria “figosità”. Un valore sacro, che regola ogni interazione sociale e che si può incrementare attraverso lampade solari, abbigliamento tamarro e serate in discoteca. Se la figosità è troppo bassa? Niente ragazze, niente rispetto e umiliazione pubblica.

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Eventi casuali tra il geniale e l’assurdo

Se c’è una cosa che ha reso “Tabboz Simulator” un’esperienza memorabile, è la sua capacità di farti scoppiare a ridere con gli eventi generati casualmente. In un attimo potresti trovarti a chiedere la paghetta ai genitori, a cercare di rimorchiare una ragazza che inevitabilmente ti umilia, o a sfidare un metallaro che – immancabilmente – ti spacca tutte le ossa.

E poi ci sono le assurdità senza senso: sputare dalla finestra della classe e centrare il prof, perdere il telefono ogni cinque minuti, corrompere gli insegnanti per migliorare il rendimento scolastico, o accettare lavori improbabili come “pulitore di noccioli radioattivi”. Il tutto condito da un umorismo goliardico e da una grafica che definire “minimalista” è dire poco.

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Un fenomeno virale prima dei social

Nato come un semplice passatempo tra amici, “Tabboz Simulator” si diffonde a macchia d’olio grazie alle aule informatiche delle scuole superiori. All’epoca, quando le chiavette USB erano roba da ricchi e i CD masterizzati erano ancora il metodo principale di scambio dati, il gioco si diffonde via floppy disk e IRC come un virus informatico, colonizzando i PC di tutta Italia.

Il vero boom arriva quando “The Games Machine” gli dedica un articolo: da lì, il gioco diventa leggenda. Il sito ufficiale totalizza oltre 250.000 visite, e in poco tempo “Tabboz” diventa il simbolo di un’epoca in cui l’internet italiano era ancora selvaggio e incontaminato.

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L’eredità del tabboz

Nonostante il successo, “Tabboz Simulator” non avrà mai un vero seguito. Certo, nel tempo sono usciti tentativi di riprendere il concetto – come “Magnaccio Manager” o la versione femminile del gioco – ma nessuno ha mai avuto lo stesso impatto dell’originale. Gli stessi creatori, dopo averlo aggiornato per l’era dell’euro, si sposteranno su altri progetti, come la community “Superfighetto e Megatipina” ospitata da Virgilio.

Oggi, “Tabboz Simulator” è una capsula del tempo perfetta: un viaggio nei mitici anni ’90, tra giubbotti Moncler tarocchi, motorini truccati e serate al Number One. Una reliquia del web underground italiano che, con il giusto restyling mobile, potrebbe tranquillamente tornare a spopolare tra nostalgici e nuove generazioni.

Perché, alla fine, tutti abbiamo conosciuto un tabboz nella nostra vita. E se non ve lo ricordate… probabilmente eravate voi.

Potete trovare il gioco freeware, che pesa solo 2mb, al seguente link http://www.aabo.it/house/katzate/tabboz/tabboz.htm

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